venerdì 30 gennaio 2015

Lanciare un incantesimo


Molte persone mi scrivono chiedendomi se siano necessari attrezzi speciali per compiere incantesimi quali calderoni, coppe e athame specifici, con i simboli della Dea ecc.
Altri sono molto preoccupati del luogo e alcuni del tempo a disposizione temendo che i 10 minuti facciano la differenza.

In effetti non sono queste le cose che mandano a monte un incantesimo.
Lanciare un incantesimo o fare una pozione magica è, allo stesso tempo, più facile e più diffcile di così.

Più facile perché non vi occorrono templi con proporzioni impossibili, calderoni con simboli assurdi e calici costosissimi.
Difficile perché l'incantesimo è il risultato di un percorso di conoscenza lungo e costante.
Saper fare magia è come saper suonare, si comincia dall'ascolto, poi si passa ai solfeggi e solo dopo molti mesi si comicia a tener in mano lo strumento e dopo anni di studio, applicazione e dedizione si è in grado di suonare, lo stesso vale per la magia.

Quindi, la prima regola di questo vademecum è:

Armarsi di pazienza, infinita pazienza.
Non siete pazienti? Volete imparare la magia proprio perché grazie ad essa non dovrete più aspettare che le cose accadano naturalmente e potrete farle accadere quando volete voi? Mi dispiace, avete sbagliato indirizzo, per i capricci dovete suonare più avanti.

Vedete, in magia ogni cosa accade esattamente quando deve, né un istante prima, nè un'istante dopo.
Per essere un buon mago dovete imparare a vivere il tempo in modo diverso.
Non abbiate fretta, ricordate che vi è un tempo per ogni cosa. Ricordate che dal seme piantato non può spuntare la piantina quando volete voi, ma quando sarà il momento adatto.

Strumenti adatti
Poco fa ho detto che gli incantesimi non necessitano di strani oggetti, tuttavia non è bene che usiate per gli incanti utensili a caso.
Il Mago vive in un universo "significativo" cioé denso di significato.
Gli oggetti da voi scelti devono essere significativi, avere, come si suol dire, un'anima. A tale scopo è bene che li abbiate consacrati e abbiate dato loro un nome durante la consacrazione, ciò li renderà come vivi, stabilirà fra voi e loro un legame.

Anche in questo caso non abbiate fretta. Io ho impiegato anni prima di trovare un calice rituale adatto a me. Ovviamente nel frattempo potrete adattarvi con materiale di fortuna, se proprio non potete farne a meno.

Ora occorre il luogo
Da Crowley in poi è tutto un proliferare di indicazioni circa le dimensioni, proporzioni e arredamento dei templi. Anche i salomonici e i seguaci della magia cerimoniale sono dello stesso avviso imponendo canoni spesso molto difficili da seguire.
Come oramai si sarà intuito personalmente non sono molto in linea con il pensiero crowleyano sebbene lo rispetti, come tutte le forme di pensiero del resto, per quel che riguarda la magia cerimoniale e salomonica, tutto quel che posso dire è che vibro ad una frequenza differente.
Personalmente credo che le proporzioni siano un problema successivo e marginale.
La cosa importante quando si sceglie il luogo per un incantesimo è che esso abbia un buona vibrazione. Esistono due modi sicuri per scegliere il posto e consiglio ai principianti di utilizzarli entrambi fino a che non saranno sufficientemente allenati per percepire semplicemente con il proprio corpo le vibrazioni dei luoghi.
Entrambi i metodi erano seguiti dagli antichi sacerdoti delle differenti religioni precristiane e, spesso, sono stati adoperati per scegliere l'ubicazione di chiese, castelli e palazzi importanti. 
Il primo è l'indagine radiestesica, in altre parole, con il pendolino, il secondo è l'indagine astrologica e richiede una certa competenza ma se volete fare magia lo studio dell'astrologia è indispensabile e preliminare.

I moderni maghi tendono a non tenere conto dell'astrologia e delle leggi che regolano l'universo. Una parte lo fa perché segue quella corrente che partendo dalla "Caos Magic" cerca una spiegazione razional-psicologica nella magia negando, di fatto, le influenze dei Pianeti sulla vita terrestre. Un'altra parte, fedele alle religioni, pagana comprensa, vede la magia come il risultato di un'intervento divino volontario, anche in questo caso le influenze planetarie vanno a farsi benedire e il mondo è in preda al caos nel quale Dei e Deini fanno favori, coccole ed elargiscono punizioni come fossero mamme, papà, zii e nonni.

Sinceramente le mie esperienze, mi hanno dato un'altra visione della magia. Il Mago (colui/ei che opera la magia) è tale quando agisce in perfetta armonia con le leggi cosmiche. E' l'applicazione perfetta di queste leggi che ci permette la realizzazione dell'incanto.
I Sette Pianeti dell'astrologia classica (Luna, Marte, Mercurio, Venere, Saturno e Sole) svolgono un ruolo importantissimo nella buona riuscita degli incanti, poiché le loro influenze regolano ogni cosa dal carattere dei nascituri al meteo fino alla felicità, l'amore, la rabbia che vi sarà in una giornata (con le dovute sfumature).
Se si fa un incanto in un momento in cui i Pianeti sono in rapporti disarmonici il risultato non potrà che essere disastroso. E' perfettamente inutile seguire pedissequamente la procedura se non si è scelto il momento astrologico adatto: l'incanto non potrà mai funzionare.

E' vero, molti fanno gli incantesimi in qualsiasi momento, i più pignoli seguono la luna e i pignolissimi i vuoti di luna e gli incanti sembrano funzionare ma fate bene attenzione.

Molti libri moderni di magia riportano incanti per sapere se l'incanto sia andato a buon fine, oppure avvertono che l'incanto potrebbe non funzionare perché non è destino o cose del genere, perché secondo voi?

Il fatto è che a volte accade di avere fortuna, facciamo l'incanto nel momento giusto e tutte le altre volte? Si crede un po' quel che si vuole.

Determinare il momento astrologico propizio non è operazione che potete fare durante la pausa pranzo da Mac Donald's. I fattori da tenere presente sono molti e tutti devono concordare fra loro: la fase lunare, la luna nei segni, i rapporti fra i pianeti. Se si vuole, poi, essere maggiormente precisi vanno aggiunti i giorni e le ore planetarie.

Molte persone obiettano che seguendo tali dettami non si farebbero quasi mai incantesimi perché è rarissimo trovare congiunzioni astrali perfette allo scopo che vogliamo perseguire ma come ho appena detto il Mago è colui che segue perfettamente le leggi dell'Universo e non che le cambia a capriccio esattamente come un buon cavaliere segue le regole dell'ippica per cavalcare.
Se il momento per il vostro incantesimo non giunge o il posto risulta introvabile è solo e unicamente perché l'incanto non va fatto in quel momento, non è il caso di arrabbiarsi, di puntare i piedi e strillare ma di cominciare a dialogare con l'universo chiedendogli di aiutarvi a comprendere quali siano i motivi, cercando di scoprire cosa Esso ha in serbo per voi e abbiate fiducia è sicuramente meglio di ciò che avevate desiderato. 

Ricordate che la vita del mago è magica perché piena di significato e sempre in comunione con l'Universo, siate magici e siate benedetti
sempre vostra
Igea.

martedì 27 gennaio 2015

Il Sabba


Tradizionalmente il Sabbah o Sabbath è un incontro fra streghe, si ritiene che avvenisse di notte, per lo più con la Luna piena. Attualmente la parola Sabbath indica le Otto feste dell'anno liturgico wicca, neopagano e neoceltico, ovvero le 4 feste della Terra e le 4 Feste del Sole. A questi otto incontri e celebrazioni si aggiungono 13 Esbatts, legati al ciclo lunare. Le confessioni estorte alle presunte streghe con la tortura hanno gettato non poca confusione sulle pratiche magiche e, più di tutto sul Sabba stesso, a partire dallo scopo di tale riunione, sicuramente un punto di partenza per fare ordine e luce è partire dal significato di questa parola, la sua origine, così da andare anche all'origine della pratica.

Etimologia:

Secondo Wikipedia "Sabba" deriva da

La parola Sabbat nasce dalla stessa radice della parola ebraica Shabbath, nell'inglese arcaico "sabat", francese arcaico "sabbat", dal latino "sabbatum", e il greco "sabbaton" (o sa'baton), che divenne l'ebraico "Shabbat", con il significato di cessare inteso come smettere di compiere determinate azioni...
Il termine fu usato durante la persecuzione delle streghe supponendo che fosse il giorno dedicato all'adorazione satanica ed agli incantesimi demoniaci delle streghe; questi raduni sono stati rinominati, più recentemente, con Sinagoghe di Satana. Infatti al tempo delle prime persecuzioni ebraiche si cercava di assimilare gli ebrei adadoratori di satana, ed è in questo periodo che molti termini ebraici vennero adattati alla descrizione delle attività stregonesche.

Cercando ancora su internet ho trovato che il termine ra usato in senso dispregiativo, perché era praticato al tramonto del sabato che, in ebrai si dice apunto "shabath"

Possiamo dunque dire che la parola Sabbat indica in ogni caso l'interruzione delle comuni attività per la celebrazione del sacro. Ovviamente secondo la parte di steccato occupata dal pronunciate la parola assumeva un significato serio oppure denigratorio.
In ogni caso è innegabile che già nel Medioevo si indicasse con "Sabba" l'incontro delle streghe nel bosco.

Ma cosa avveniva? 

Secondo gli inquisitori accadeva sempre la stessa cosa: incontri con il diavolo.
Nella realtà i Sabba erano celebrazioni segrete delle antiche feste e variavano secondo la religione di origine. Poiché, però, il sole è uno solo e così le sue fasi son sempre le stesse, in linea di massima si svolgevano in modi simili e in periodi simili.

La notte e il Sabba

Sempre secondo la tradizione il Sabba dovrebbe svolgersi di notte ma perché se questo è una festa della Terra o del Sole?

Be, sicuramente dopo che le celbrazioni furono vietate dalla nascente chiesa romana gli incontri clandestini furono concordati necessariamente di notte ma questo non era l'unico motivo.
Presso i celti, ad esempio, le celbrazioni della maggior parte delle feste cominciavano al tramonto perché, secondo questo popolo il giorno cominciava appunto al tramonto e non all'alba come invece era presso i Romani e i Greci.
Il motivo è molto semplice.
Secondo i Celti così come il bimbo si forma nell'oscurità e il mistero dell'utero così il sole, la Luce cominciava ad esistere necessariamente nell'oscurità.
Per cui i festeggiamenti per Beltane, Yule, Imbolc ecc. cominciavano al tramonto e si protraevano per i giorni convenuti.
Quando le celbrazioni furono vietate, i fedeli continuarono la celebrazione sotto il nome di "sabbath" solo di notte, rinunciando al prosieguo delle celebrazioni diurne.

Il Sabba oggi:

La parola appare per la prima volta negli scritti di Margaret Murray, che dette origine all'osservanza delle feste religiose nella tradizione wiccan, dividendo le festività maggiori inSabbat ed Esbat.

domenica 25 gennaio 2015

Saggezza del Pane


Ho appena coperto il pane di patate, tra un ora sarà pronto per essere informato e trasformarsi un pagnottine croccanti...

Il pane mi emozione sempre, sembra una magia.

acqua, lievito, farina, semola, patate...
Il bimby o le mani mescolano nella ciotola, con movimento circolare, sempre uguale e all'improvviso, senza sapere come, scompaiono in una pasta compatta e morbida, color paglierino, calda e dall'odore un po' acido...
Quaranta minuti, e la magia è maggiore: la pasta raddoppia, ma l'emozione è solo all'inizio.

Chiudo ogni finestra, perché la pasta non prenda freddo e la lavoro, con dolcezza, con rispetto, con amore. Ripiego, stendo, sto attenta a non strapparla, taglio i pezzi per fare i panini.

Sistemo i panini e li copro, con la tovaglia e poi con la copertina di spiderman.
Fa caldo ma tengo chiuso, la pasta ha bisogno di caldo, di buio per crescere, un solo spiffero ucciderà la pasta che sta crescendo.

Come una bambina mi sorprendo, la coperta, durante l'ora, cresce, si gonfia: mi pare un miracolo... così mi è venuta in mente una storia che, quando ho letto la prima volta, non avevo compreso per intero. A dire il vero nemmeno questa volta ne ho colto l’intera essenza ma qualcosa, preparando il pane, è sceso in me, profondamente e sembra che non andrà più via. Ma voglio dividere con voi, questa bellissima favola, si intitola:

Il Pane

C'era una volta un ladro dal cuore di lupo, brutale, astuto, intelligente, veloce nella corsa, insomma un vero farabotto che aveva un grosso difetto, per lo meno per gli individui della sua risma: era incessantemente insoddisfatto dell'ultimo bottino, dell'ultima rapina ai danni di un mercante o delle ultime trappole sanguinose che aveva teso a qualche carovana.
Cercava altro. Che cosa? Non era in grado di dirlo. Un miracolo, un tesoro forse, un Graal, un luce indiscutibile, un'impossibile calma. Ne soffriva. Ignorava da dove venisse la sua malinconia, e dunque vivevacon essa come quegli amori pesanti che talvolta ingombrano l'animo.
una sera, in cerca di una preda, penetrò con passo leggero in una casa senza difesa.
Era silenziosa, buia, apparentete disabitata. Occhiata acuta nella semioscurità.
Rari mobili, imposte socchiuse. In mezzo alla tavola, nulla, tranne un pane dalla crosta rotonda che all'improvviso gli chiese:

- Fratello, che cosa cerchi esattamente?

Il ladro fece un balzo indietro, girando ovunque gli occhi inquieti.

- Chi ha parlato? - chiese.
-Sono io. Non volevi un miracolo?
- Lo speravo ma tu mi sorprendi.
- Vedo chiaro nel tuo animo triste. Le tue ruberie accumulate sono provviste invidiate ma sicuramente immangiabili. Vorresti scoprire finalmente qualcosa che non venga sciupato da niente, sapere ciò che sa la musica, amare come so amare io?

L'altro sorrise beffardo, amaro.

- Ami coloro che ti divorano?
- Chi non ama non può nutrire. Vuoi il mio potere?
- Si, certo. Ciò che mi arricchisce mi interessa.
- Sappi che dovrai passare per il cammino che fu il mio.

Il ladro si sedette a tavola e disse al pane:

- Raccontami.
- che l'orecchio del cuore ascolti! Qualunque cosa io dica non temere. Un giorno di autunno, fui dapprima sepolto nella terra dei morti. Sono marcito. Ho dormito a lungo. Qualcosa in me ha germinato. Mi sono sentito rinascere. Allora mi sono venuti un desiderio, uno slancio, un sogno di cielo, una fame di luce. Ma la notte dei miei aneliti era così pesante, così gelida! Tutto mi diceva: "che follia! Come potrebbe squarciare queste tenebre un essere così gracile? Non sono esse infinite? Si ha la prova che faccia giorno, da qualche parte, in questo universo?" Cento volte sono stato sul punto di rinunciare. Cento volte sono stato ripreso dal furore. Come ho fatto? Non lo so. Un mattino, è nato un filo d'erba. Ero io, vivo, abbagliato, convinto di essere giunto nel paradiso dei chicchi di grano. L'aria azzurra, il sole, gli uccelli, la libertà, che meraviglia! Ho pensato: "Dio mi tende la mano, mi ha visto, finalmente mi accoglie!"
Sono cresciuto ancora, mi sono offerto agli acquazzoni, alle nubi, ai soffi dei venti. Ho conosciuto quella fierezza di esistere che fa credere all'eternità. Giunsero i primi giorni d'estate, l'esercito uncinato dei mietitori, l'inutilità delle preghiere e l'apocaliosse della falchi. Venni legato, battuto, triturato, ridotto in polvere sotto la macina, annegato, impastato, gettato nel forno, infine estratto dal mio carnefice da quell'inferno di braci.
E' così e non altrimenti che sono diventato nutriente. Ho il potere incoparabile di dare la mia forza ai viventi. Lo vuoi, dì, ladro di cose da niente?
-No, tientelo, rispose l'uomo. Preferisco cento volte restare con le mie domande senza risposta e i miei terrori di creatura randagia. Amare è troppo duro. Salve.Tratto da: "Racconti dei saggi Sufi" a cura di Henri Gougaud ed. L'ippocampo. 

Il cielo, la notte e il giorno nella mitologia e nelle antiche religioni nordiche


Nei tempi antichi, all'inizio del Mondo, accadde che un gigante di nome Narfi ebbe una figlia e la chiamò Nòtt. Come il suo stesso nome suggeriva ella era scura poiché si trattava della Notte stessa. Ora, Nott ebbe tre mariti con i quali generò tre figli: con il primo marito, Naglfari ebbe Audr, il cui nome significa Ricchezza, dal secondo marito, Annarr, ella ebbe Jord, La Terra, la quale fu la Madre di Thor. Infine, con il terzo marito, Dellingr, il Luminoso o Splendente generò Dagr, Giorno.

Allora gli Dei, donaro a Nòtt e suo figlio Dagr due destrieri perché percorressero il cielo e cavalcassero intorno al mondo.
Il cavallo di Nòtt si chiamava Hrìmfaxi (criniera brinata), la rugiada che abbevera i prati è la sua bava che, dal morso, cade sulla Terra.
Al mattino, Dagr giunge sul suo destriero Skinfaxi, il quale, con la sua splendente criniera illumina il cielo e la Terra.

Il Luna e la Sole secondo la mitologia Norrena


Si narra che nei primi anni del Mondo un uomo chiamato Mundiloeri (= colui che si muove secondo tempi e ritmi precisi), aveva due figli talmente belli e splendenti che egli diede loro i nomi delle lanterne del cielo. Il fanciullo, infatti, si chiamava Màni (Luna) e la fanciulla Sòl(Sole).
Miniatura raffigurante il culto della Luna e del Sole. Da Olaus Magnus, Historia de gentibus septentrionalibus,
Romae 1555

Quando gli Dei seppero che un mortale aveva dato tali nomi ai suoi figli si arrabbiarono molto e decisero di togliere i fanciulli al padre. Diedero Sòl in sposa a Glen (apertura, forse delle nubi) e la posero a guida del carro solare trainato dai cavalli Arvakr (colui che si desta presto) e Alsvidr (velocissimo). Gli dei posero sotto i cavalli due mantici detti di ferro allo scopo di rinfrescarli e davanti al carro posero lo scudo Svalinn (fresco) perché il sole non bruciasse la terra. Sòl, infatti, non può mai fermare la sua corsa perché Skol, un demone dalla forma di lupo, la insegue per divorarla. Secondo le antiche profezie, ella sarà salva dal demone fino al Crepuscolo degli Dei, quando, il diabolico lupo la raggiungerà e la ingoierà insieme al carro solare.Anche Màni corre a perdifiato sul carro lunare inseguito dal fratello di Skoll, Hati (anche detto Cane della Luna) (nota 1).Tuttavia, fino alla fine dei tempi Màni sfuggirà al lupo, e governerà le fasi della Luna. Con lui vi sono due fanciulli, Bil e Hjùki (nota 2), figli di Vidfinnir (forse Mago del Bosco). Gli Dei tolsero i fanciulli dalla Terra mentre si allontanavano da ua fonte detta Bygir portando sulle spalle il secchio Soegr col bastone Sìmul. Costoro accompagano sempre Màni come possiamo vedere anche da quaggiù.





Nota 1: secondo le leggende dei poeti che conoscono le rune e parlano la lingua degli uccelli Skoll e Hati appartengono ad una stirpe molto malvagia che dimora presso Jarnvidr (foresta di ferro). In quel luogo una gigantessa ha generato i figli di Fenrir, il Lupo mostruoso figlio di Loki e della gigantessa Angrboda.

Nota 2: Una Dea di nome Bil è ricordata da Snorri (Gyl 35), e pare identica alla fanciulla qui citata. Il nome significa forse istante, attimo e va presumibilmente connesso alla scansione astrale del tempo o a una particolare forza sovrannaturale che si manifesta in momenti prestabiliti (come la forza ciclica della luna?). Bil rappresenta forse col fratello Hjuki (sano o [colui che] si prende cura) le macchie lunari? O il loro gesto di attingere acqua (sono rapiti dagli dei mentre attingono ad una fonte) fa riferimento alle maree?
Fonte: I Miti Nordici - di Gianna Chiesa Isnardi ed. Longanesi.
Nota Bene
gli accenti e alcune grafie dei nomi nordici sono purtroppo scorretti perché la tastiera non ha le lettere corrette.

Cronache Esoteriche: Essere Streghe, essere Maghi. La vera essenza dell...

Cronache Esoteriche: Essere Streghe, essere Maghi. La vera essenza dell...: Sono molte, moltissime le persone che vogliono diventare maghi o streghe. In molti si rivolgono a me con questo desiderio ma pochi, anz...

Essere Streghe, essere Maghi. La vera essenza della magia.


Sono molte, moltissime le persone che vogliono diventare maghi o streghe. In molti si rivolgono a me con questo desiderio ma pochi, anzi, quasi nessuno ha una chiara idea di cosa sia la magia, di cosa significhi essere strega.



Per i più significa avere dei poteri, controllare la realtà, piegarla addirittura ai propri desideri. Nulla di più sbagliato! I veri maghi hanno rinunciato all'illusione del controllo. Sono perfettamente consapevoli di non poter controllare nulla e di non avere alcun potere. Un strega sa due cose: il caso non esiste. Il controllo è un illusione. Questa doppia consapevolezza porta ad agire come parte dell'universo, seguendo perfettamente le sue leggi e adempiendo al proprio destino. La differenza tra una strega e un non mago sta qui. Le persone comuni s'illudono di poter controllare gli eventi, cercano di essere ciò che non sono, di cambiare le cose secondo il proprio capriccio e desiderio. Le streghe non si affannano. Accettano il sole e la pioggia come la medesima benedizione, in qualsiasi momento. Ciò permette loro di vedere oltre le apparenze ed oltre le nebbie dei propri desideri. Stracciati questi veli, le streghe vedono la verità. Giunte alla verità la adempiono. Questo il segreto della vera magia. Tutto il resto è illusione, sofferenza, fatica sprecata.Ma il Maestro Tartaruga potrà spiegarvi meglio questo concetto.